I discorsi d’odio online hanno delle caratteristiche che li differenziano in maniera significativa dalle manifestazioni di intolleranza che vengono pronunciate dal vivo. C’è uno schermo che fa percepire all’utente una sorta di deresponsabilizzazione. Infatti, questa forma di mediazione fa sembrare meno gravi i concetti che esprimiamo. Eppure, partecipare a un dibattito online significa scrivere, ossia creare qualcosa di persistente nel tempo, che può ciclicamente essere inserito nel flusso di contenuti dei social network e delle piattaforme di microblogging. Il video di lancio di Contro l’odio sottolinea proprio la differenza che c’è tra piazze reali e piazze virtuali, ponendo una domanda fondamentale: ” Non lo urleresti mai in piazza. E allora perché in questa sì?”