Uno dei tweet più ricondivisi il 6 agosto è stato quello di Udo Gümpel, corrispondente in Italia per la rete televisiva ntv Nachrichten, che riportava una notizia sullo stato occupazionale dei profughi in Germania. Poiché l’articolo era scritto in tedesco, abbiamo chiesto agli utenti della nostra pagina Facebook una mano per tradurlo. Il risultato è questo articolo che restituisce una panoramica molto articolata del fenomeno.
Articolo originale: Mehr Flüchtlinge als erwartet finden Arbeit
Traduzione di Paola D. G.
I profughi in Germania trovano più velocemente lavoro di quanto ci si aspettasse, nonostante le più difficili condizioni di partenza. Un esperto del mercato del lavoro fa i conti.
I rifugiati trovano lavoro in Germania più velocemente di quanto si pensasse, al netto di condizioni di partenza peggiori, spiega l’esperto di mercato del lavoro. Molti sono impiegati in lavori semplici e mal pagati, ma uno su due presta servizio come specialista o lavoratore specializzato.
L’integrazione dei rifugiati sul mercato del lavoro procede più rapidamente del previsto, secondo l’esperto. “Prevediamo che in autunno il 40% dei profughi in età lavorativa avrà un impiego” spiega Herbert Brücker dell’istituto tedesco per il mercato del lavoro e per la ricerca sulle professioni (IAB). “Perciò l’integrazione sul mercato del lavoro procederebbe di un anno più rapidamente rispetto a quanto stabilito ai tempi dei primi flussi di rifugiati verso la Germania.”
Dalle prime esperienze con i migranti, i ricercatori del mercato del lavoro avevano stabilito che nei seguenti 5 anni circa uno su due avrebbe fatto ingresso nel mondo professionale trovando un impiego. Al momento, circa il 36% dei rifugiati tra i 15 e i 64 anni avrebbe un’occupazione, cioè tra i 380000 e i 400 000 individui, dice Brücker, che all’IAB dirige la ricerca sulla migrazione, integrazione e mercato del lavoro internazionale. Molti sarebbero lavoratori interinali con stipendi abbastanza bassi. “Inoltre si riscontra una elevata percentuale di rifugiati nel campo della gastronomia, della sicurezza, delle pulizie, delle costruzioni e nella sanità.”
Circa il 50% dei rifugiati avrebbe però un lavoro specializzato o da specialista ed esperto, spiega Brücker.”È un dato sorprendentemente alto, se si pensa che solo 1 su 5 tra i rifugiati aveva ottenuto un diploma professionale o una laurea prima di emigrare”. Ciò si spiegherebbe con il fatto che i rifugiati nelle loro nazioni di provenienza avrebbero svolto comunque mestieri qualificati benché privi di titoli scolastici, chiarisce l’esperto. “In paesi come la Siria non c’è un corso specifico per diventare meccanico, come da noi. Si impara sul campo”.
Brücker si dice complessivamente “abbastanza soddisfatto” dell’integrazione dei rifugiati nel mondo del lavoro. I presupposti di partenza dopo il loro numeroso arrivo nel 2015 erano sembrati “particolarmente difficili”, riflette, perché la lingua araba è molto più lontana da quella tedesca rispetto, ad esempio, alle lingue slave parlate dai migranti giunti in Germania negli anni 90 dai Balcani.