Una delle critiche più frequenti che riceviamo riguarda il fatto che ci occupiamo soltanto alcune vittime di Hate Speech. Chi ci pone questa domanda spesso vuole sottolineare un atteggiamento parziale, ma in realtà non è così.
In verità, l’Hate Speech è soltanto una delle forme d’odio che si possono trovare sia online, sia offline ed è caratterizzato da tre aspetti:
Quindi, quando parliamo di Hate Speech ci riferiamo a un concetto che ha a che fare sia con l’odio, sia con la discriminazione. Per questo motivo una vittima d’odio non sempre è anche una vittima di Hate Speech.
Il bullismo, per esempio, è caratterizzato sia dalla presenza di odio, sia dall’uso della violenza. Tuttavia, se i bullizzati non appartengono a un gruppo vulnerabile alle discriminazioni, non sono vittime di Hate Speech. Ciò non vuol dire che un atto di bullismo sia meno grave dell’incitamento all’odio, ma semplicemente che sono due fenomeni (e speriamo presto reati) diversi.
Torniamo quindi alla domanda/critica: Contro l’odio condanna tutte le forme di violenza e di intolleranza, però si occupa nello specifico solo di incitamento all’odio. Se volete approfondire il tema, abbiamo preparato una sezione dedicata.
Le categorie vulnerabili alle discriminazioni sono molte più rispetto a quelle di cui ci occupiamo con il nostro progetto. Oltre a rom, migranti e minoranze religiose ci sono infatti le donne, le persone LGBTI, gli anziani e i diversamente abili.
Non ci occupiamo ancora di questi gruppi perché per essi dobbiamo ancora elaborare un sistema di raccolta e analisi dati che sia robusto da un punto di vista scientifico come quello che usiamo per studiare l’Hate Speech rivolto a migranti, rom e minoranze religiose in modo sistematico.
Uno degli obiettivi futuri del progetto è proprio quello di aumentare le categorie oggetto del nostro monitoraggio automatico.
Contro l’odio nasce per contrastare l’Hate Speech. In particolare, il progetto si propone di costruire tecnologie per riconoscere i Discorsi di Incitamento all’odio in modo automatico.
Avere un’idea chiara di questo fenomeno è stato un passaggio fondamentale del nostro lavoro. Infatti, riconoscere un Hate Speech è difficile sia per un umano, sia per una macchina Per questo motivo abbiamo dovuto studiare il tema a fondo e da diverse prospettive disciplinari: linguistiche, cognitive e giuridiche.
Questo lavoro di studio ci ha permesso innanzitutto di costruire delle linee guida per valutare la presenza o meno di un Discorso di incitamento all’odio in un testo. Siamo così riusciti ad annotare più 20.000 tweet, che servono alla mappa dell’odio per riconoscere l’Hate Speech in modo automatico.
Tuttavia, quando abbiamo avviato il progetto ci siamo accorti che molti utenti non avevano chiaro cosa fosse un Discorso di incitamento all’odio. Così, abbiamo deciso di scrivere una serie di focus sul tema.
In questo articolo raccogliamo tutti gli articoli pubblicati sull’Hate Speech da Contro l’odio, organizzati per temi.
Contro l’odio non raccoglie segnalazioni di Hate Speech. Tuttavia, qualche settimana un utente ci ha raccontato di aver subito una discriminazione. Quindi, anche se non ci occupiamo nello specifico di questo ambito, lo abbiamo aiutato ad orientarsi tra i servizi dedicati. Fatto ciò, abbiamo però pensato che fosse importante aiutare le persone a conoscere meglio i loro diritti su questo tema.
Per questo motivo abbiamo preparato una serie di articoli che ti aiuteranno a capire chi raccoglie le segnalazioni di Hate Speech in Italia.
UNAR ha un form online e un numero verde per la raccolta di segnalazioni di discorsi di incitamento all’odio. Abbiamo contattato questo ufficio e ci hanno risposto nel giro di 24 ore, supportando la nostra denuncia. Ecco la nostra guida per denunciare una discriminazione all’UNAR, nel caso in cui tu ne avessi bisogno.
Anche Facebook e Twitter hanno delle pagine dedicate alla raccolta di segnalazioni. Se vuoi denunciare a queste aziende una discriminazione, abbiamo preparato degli articoli di approfondimento che possono aiutarti
Odiare Ti Costa è un progetto appena nato che si basa proprio sulla raccolta di segnalazioni con l’obiettivo di intentare cause legali contro chi diffonde Hate Speech.
Infine, se vuoi sapere come l’Unione Europea contrasta l’Hate Speech potete leggere questo articolo sul Codice di Condotta.
Il Codice di Condotta è uno degli interventi che l’Unione Europea ha messo in atto per contrastare gli Hate Speech. Si tratta di un accordo tra l’UE e quattro aziende IT, Facebook, Twitter, Google e Microsoft, per contrastare questo fenomeno
Anche se l’Unione Europea non definisce l’espressione “Hate Speech”, il Codice di Condotta si riferisce alla decisione quadro 2008/913/JHA del 28 novembre 2008.
L’istigazione pubblica alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all’ascendenza o all’origine nazionale o etnica
Decisione Quadro 2008/913/JHA del 28 novembre 2008 sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale
Il ruolo delle aziende IT non si esaurisce alla sola rimozione degli Hate Speech. Esse, infatti, si impegnano a contrastare i discorsi di incitamento all’odio in molti modi. Per esempio, esse supportano progetti e buone pratiche della società civile. Il Codice di Condotta contro l’Hate Speech esiste anche in lingua Italiana. Tuttavia, in questo elenco riassumiamo alcuni suoi aspetti importanti:
L’Unione Europea effettua un monitoraggio annuale del Codice di Condotta contro gli Hate Speech, per capire se le aziende IT rimuovono effettivamente i contenuti segnalati. Ogni monitoraggio dura sei settimane e partecipano a esso uffici locali (in Italia, UNAR) o associazioni.
Le quattro rilevazioni effettuate tra il 2016 e il 2019 mostrano due aspetti interessanti. In primo luogo, il tasso di risposta medio alle segnalazioni di Hate Speech entro 24 ore è del 88,9% ed è cresciuto vistosamente nel giro di due anni e mezzo. In secondo luogo, Twitter è il social network che rimuove meno contenuti: il 43,5% rispetto a una media del 71,7%. La tolleranza di Twitter nei confronti dell’Hate Speech ha sollevato alcune polemiche negli Stati Uniti, a causa della mancata rimozione di un post di Trump.
In Italia, UNAR ha partecipato al monitoraggio del Codice di Condotta per Contrastare gli Hate Speech Illegali. Nell’ultima sessione anche due associazioni no profit hanno contribuito a segnalare i discorsi di incitamento all’odio: CESIE e Centro Studi Sereno Regis.
Il numero di Hate Speech segnalati alle aziende IT è più che triplicato tra il 2017 e il 2018 (non abbiamo trovato il numero delle segnalazioni del primo monitoraggio).
Invece, dopo una prima impennata la percentuale di Hate Speech rimossi dalle aziende IT è scesa, attestandosi al 56,60%. Tuttavia, in termini assoluti discorsi di incitamento all’odio cancellati sono aumentati, a causa del maggior numero di segnalazioni.
– Come segnalare un Hate Speech a Twitter, Facebook e UNAR
– La pagina dedicata al Codice di Condotta dell’UE per contrastare gli Hate Speech Illegali
L’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) nasce nel 2003 per garantire “la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica” (d.lgs. 215/2003).
I cittadini possono segnalare all’UNAR una discriminazione, sia tramite call center, sia online.
In questo articolo ti spieghiamo come segnalare un Hate Speech a UNAR, compilando il form online. Per fare ciò ti bastano soltanto due passaggi.
Quando accedi alla Home Page di UNAR, la prima cosa che trovi è una call to action: “Sei vittima o testimone di una discriminazione?”. Quindi, devi scegliere se chiamare il numero verde oppure compilare il form online per fare una segnalazione.
Se scegli di segnalare una discriminazione all’UNAR tramite il form online, ti appare una pagina molto diversa da quelle di Facebook e Twitter. Infatti UNAR, che è un ente pubblico e non un’azienda, richiede a chi segnala molti più dati personali, per poter affrontare il problema con maggiore efficacia. Quindi non ti spaventare: si tratta solo di un modo per rispondere al meglio alla tua richiesta. Un addetto UNAR ti contatterà dopo pochi giorni per capire come portare avanti la tua segnalazione. Inoltre, l’addetto ti aiuterà a comprendere la differenza tra un Hate Speech e un insulto.
UNAR non si occupa soltanto di raccogliere le segnalazioni di discriminazioni da parte dei cittadini. La sua mission è più ampia:
Monitorare cause e fenomeni connessi ad ogni tipo di discriminazione, studiare possibili soluzioni, promuovere una cultura del rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità e di fornire assistenza concreta alle vittime.
UNAR, Chi Siamo
Se vuoi conoscere tutte le attività dell’UNAR, ti consigliamo di visitare la sezione del sito “Cosa Facciamo“