Uno degli strumenti principali di Contro l’odio è la pagina in cui vengono visualizzati i tweet maggiormente ricondivisi che parlano dei gruppi vulnerabili studiati nel corso del progetto: migranti, rom e minoranze religiose. Non si tratta di contenuti categorizzati come discorsi d’odio, ma dei tweet filtrati per parole chiave che hanno ottenuto il maggior numero di retweet. In questa galleria potete osservare i tre post più ricondivisi che parlano di migranti.
Il secondo appuntamento di empowerment rivolto agli operatori del nostro progetto è stato un approfondimento giuridico sull’odio.
Se nell’incontro precedente abbiamo approfondito il gli aspetti psicologici di questo fenomeno, in questo abbiamo ragionato sugli aspetti giuridici relativi all’odio online.
Costanza Nardocci, avvocato, ricercatrice e membro di Vox diritti, ci ha fornito un approfondimento giuridico sugli hate speech online (discorsi di incitamento all’odio , in Italiano)
Tra le definizioni di hate speech presenti nella normativa internazionale, la più significativa è la definizione del Consiglio d’Europa:
The term hate speech shall be understood as covering all forms of expression which spread, incite, promote or justify racial hatred, xenophobia, anti-Semitism or other forms of hatred based on intolerance, including: intolerance expressed by aggressive nationalism and ethnocentrism, discrimination and hostility against minorities, migrants and people of immigrant origin.
RECOMMENDATION no. R (97) 20 of the Committee Of Ministers
To Member States of the Council of Europe on “Hate Speech”
In questa definizione il discorso di incitamento all’odio è considerato come un atto volto a diffondere, incitare, promuovere o giustificare l’odio nei confronti di determinate categorie vulnerabili: minoranze etniche, religiose, etc.
L’hate speech non è quindi soltanto un insulto, ma un atto violento nei confronti di qualcuno per la sua appartenenza a una specifica categoria di persone.
Successivamente, Costanza ha fatto una panoramica sulla normativa italiana relativa all’hate speech e sulla giurisprudenza in materia, ovvero su come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si è espressa in merito a singole accuse di incitamento all’odio.
Qui potete trovare le slide dell’approfondimento giuridico sull’odio online
Tra le esperienze che collaborano con Acmos per Contro l’odio c’è Vox Diritti, che ha curato parte del percorso di empowerment rivolto agli operatori. Il primo incontro è stato dedicato agli aspetti psicologici dell’odio. La formatrice, Francesca Bergamo, si è soffermata su diverse manifestazioni d’odio: dall’hate speech al cyberbullismo. In questo articolo potete consultare la sua presentazione
I discorsi d’odio online hanno delle caratteristiche che li differenziano in maniera significativa dalle manifestazioni di intolleranza che vengono pronunciate dal vivo. C’è uno schermo che fa percepire all’utente una sorta di deresponsabilizzazione. Infatti, questa forma di mediazione fa sembrare meno gravi i concetti che esprimiamo. Eppure, partecipare a un dibattito online significa scrivere, ossia creare qualcosa di persistente nel tempo, che può ciclicamente essere inserito nel flusso di contenuti dei social network e delle piattaforme di microblogging. Il video di lancio di Contro l’odio sottolinea proprio la differenza che c’è tra piazze reali e piazze virtuali, ponendo una domanda fondamentale: ” Non lo urleresti mai in piazza. E allora perché in questa sì?”
Il 12 dicembre c’è stato il primo appuntamento della comunità di pratica contro l’odio, percorso di formazione per i docenti organizzato da Acmos e dal CIDI. Il percorso si propone tre obiettivi:
– acquisire maggiori conoscenze sul fenomeno
– elaborare percorsi didattici per sensibilizzare i propri studenti
– sperimentare i percorsi didattici in classe
Durante il primo incontro, i partecipanti si sono confrontati sui problemi che vivono quotidianamente nelle loro classi e sulle buone pratiche che mettono in atto per affrontare il razzismo e le discriminazioni.